IL RAPPORTO CON LA FAMIGLIA

IL RAPPORTO CON LA
FAMIGLIA

Il rapporto insegnanti-familiari si
configura in ospedale in modo molto
diverso rispetto alla scuola esterna, in
quanto è costantemente presente un
adulto, di solito un genitore, che oltretutto
può manifestare rispetto alle attività
didattiche aspettative non opportune,
in quanto non corrispondono ai bisogni
del figlio ma alle proprie necessità di
iper-protezione e sottolineano
esageratamente la diversità. Qualora lo si
assecondasse, la scuola risulterebbe
dimensionata sulla patologia, diventando
una “non scuola” (semplice
intrattenimento) e riproporrebbe all’alunno
solo la parte malata di sé. Meno
frequentemente sono richieste prestazioni
eccessive che vanno comunque
modulate.
Inoltre in momenti cruciali dell’iter
diagnostico-terapeutico possono
prevalere nei familiari sentimenti negativi
di ansia, di confusione e di disperazione,
che comportano un disinvestimento totale
nella scuola. Come i docenti devono
porre attenzione a non sostituirsi ai
genitori in momenti di “accudimento
familiare”, così possono sollecitare da
parte loro una piena collaborazione a
realizzare un’esperienza scolastica più
completa, comprensiva anche degli
aspetti minimi di autonomia e di
socializzazione: è importante arrivare a
concordare che l’arrivo dell’insegnante si
abbini all’allontanamento del familiare,
per lo più incline e/o interessato ad
assistere al momento di lezione.

Nella comunicazione con i genitori
l’atteggiamento di base degli insegnanti
va orientato all’accoglienza, fondata
sul rispetto e sull’ascolto, peraltro
contenuto, altrimenti occupa tutto il tempo
dedicato alla lezione.
Quando l’insegnante esercita pienamente
la propria professionalità, delinea uno
spazio di intervento scolastico,
certamente articolato con quello sanitario,
ma allo stesso tempo ben distinto da
esso e come tale anche meno vincolato:
uno spazio, quindi, di relativa autonomia
dove il bambino possa ritrovarsi
accompagnato e sostenuto nel suo
cammino di crescita.
Il rapporto con i familiari, quindi, è un
corollario prezioso, ma non è il fulcro
dell’intervento degli insegnanti che anzi
devono saper graduare
opportunamente il loro
coinvolgimento con i genitori,
mantenendo sempre la propria attenzione
principalmente rivolta a tutelare l’incontro
diretto con il bambino.
Per portare il proprio contributo specifico,
l’insegnante in ospedale, si trova ad
operare nell’ambito di un’istituzione
non propria, quella sanitaria: in un
contesto strutturale molto diverso da
quello abituale, deve poter collocare
(concretamente o più spesso
funzionalmente) cornici spazio-
temporali specifiche, che connotino
l’ambiente come scolastico anche solo
momentaneamente, intanto in rapporto
alla propria presenza e alle proprie
proposte.

Ultima revisione il 08-02-2023